PANDA 4x4 SUPERNOVA (1986-1991)
Nei rampanti anni ’80, i mezzi “off-road”, specialmente i nuovi modelli dalle dimensioni contenute sbarcati dall’Estremo Oriente, non vengono più visti solo come mezzi destinati ad una ristretta cerchia di clientela che ne ha necessità ma diventano “alternative” alle vetture tradizionali: con la loro guida alta e l’immagine rude incuriosiscono i giovani che vogliono apparire alla moda e stupire, mentre la diffusione del mercato immobiliare verso le “seconde abitazioni” in luoghi di montagna, le rendono ottime vetture per trasportare in sicurezza, anche in condizioni di maltempo invernale, tutta la famiglia verso le più note località sciistiche, dove diventano dei veri e propri “must have”. Anche la Panda 4×4, nonostante sia stata pensata per utilizzi specialistici, per essere soprattutto strumento di lavoro per chi opera in situazioni di mobilità difficoltosa e impervia e, di conseguenza, presentare un allestimento spartano e senza alcuna concessione al frivolo, ben presto sarebbe entrata nel novero proprio di quei mezzi da fuoristrada di cui accennavamo sopra, soprattutto fra le signore e i giovani che, grazie alle sue doti, riescono a muoversi in autonomia anche fuori città. Si tratta, d’altronde dell’evoluzione che ha interessato anche le due ruote motrici: nonostante le evoluzioni rimarranno sempre, rigorosamente, fedeli al concetto originario, quello cioè di presentare una vettura molto economica e con spazio per famiglie e hobby, sarebbe presto diventato oggetto “glamour” da sfoggiare, senza alcun complesso di inferiorità, a fianco di vetture ben più blasonate e prestigiose. Ed è probabilmente proprio quell’iniziale intenzione di sottrarre la Panda, soprattutto la 4×4, a mode e vezzi ritenuti volubili e passeggeri, ad attrarre clientela eterogena e tutt’altro che solo quei pochi che ne faranno un uso specialistico, anzi: con gli occhi di oggi, proprio il suo aspetto fuori dal tempo, l’altezza da terra che dona una sensazione di sicurezza e dominio sulla strada, la tranquillità di sapere di poter contare su un sistema di trazione integrale semplice ma efficace e robusto, saranno i motivi che renderanno la Panda 4×4, anche nelle sue evoluzioni fino a fine carriera e, oggi, fra i collezionisti (dove, specialmente nelle versioni più rare, ha quotazioni in costante ascesa), una “leggenda nella leggenda”.
LA NUOVA PANDA 4x4
Questa diffusione “trasversale” del modello, avrebbe comunque spinto anche i progettisti ad aggiornare la 4×4 e anzi, con il lancio della Supernova del 1986, creare il mix perfetto di innovazione e distinzione – specialmente nell’estetica e nell’allestimento – e di tradizione, mantenendo una meccanica, quella della 4×4 prima seria, già all’epoca ritenuta obsoleta eppure efficace come poche altre. La peculiarità più importante e interessante della Panda Supernova 4×4, presentata insieme alla normale nel gennaio del 1986, è il mantenimento del retrotreno a ponte rigido e balestre longitudinali (con i classici “biscottini” posteriori di attacco, gli ammortizzatori idraulici telescopici arretrati e inclinati indietro) della versione precedente, abbinato ovviamente al medesimo sistema di trazione integrabile inseribile composto da un differenziale centrale posteriore e da un comando idraulico accanto all’albero di trasmissione, azionabile alzando la classica leva dietro quella del cambio, nel pavimento dell’abitacolo. È una soluzione che, nemmeno a dirlo, manterrà fino al 2003, quando uscirà di produzione, senza alcuna modifica e resistendo alle numerosissime tecnologie che interessano le trazioni integrali, come giunti viscosi a controllo elettronico, centraline di gestione e altre complicazioni tecniche che avrebbero snaturato la sua peculiarità originaria. Questo, abbinato alle dimensioni ridotte e al peso piuma, rende la Panda adatta a superare rampe particolarmente viscide e insidiose, tratti sterrati, fondi innevati e, soprattutto, pendenze fino al 45%, dato sul quale si concentrerà anche la campagna mediatica. Il tutto però porta a sacrificare sull’altare dell’efficacia in off-road, comfort e fluidità di guida su asfalto, con le quattro ruote motrici inserite e anche a sole due ruote motrici, per l’impossibilità di rendere le ruote posteriori “libere”, come accadrà per esempio sulla coeva Autobianchi Y10 4WD (caratterizzata anche dall’innesto elettropneumatico della trazione integrale) che con lei condivide lo schema di base del sistema.
Se sulle Panda 4×4 Supernova poi, troviamo conferme meccaniche come l’avantreno a ruote indipendenti del tipo McPherson (a bracci oscillanti con puntoni longitudinali), condiviso con le versioni a trazione anteriore e l’utilizzo di un cambio (a 5 marce di serie, con prima cortissima, che permette di partire in seconda su asfalto in condizioni normali) modificato per far posto alla presa di forza che trasmette il moto alle ruote posteriori, abbiamo anche un’importante novità: come sulle due ruote motrici, scompare l’unità “aste e bilancieri” di 965 cm3 da 48 CV della versione precedente, a sua volta desunto dalle versioni più curate dell’Autobianchi A112 e appare l’unità F.I.R.E. da 1 litro della quale abbiamo già ampiamente parlato, ma qui portata a 50 CV (tipo 156A3.000) invece che 45, grazie all’utilizzo di un carburatore Weber 32 TLF 8/250 e di una diversa taratura della fasatura che le fa raggiungere la potenza massima a 5500 giri/min invece che 5000. L’accensione è “breakerless”. Nonostante i soli due CV in più rispetto alla precedente 4×4 a ai circa 80 kg in più della 1000 a due ruote motrici, risulta un comportamento brillante e senza mai vuoti di erogazione, merito anche del cambio a rapporti molto corti.
Riviste le zone di attacco delle sospensioni, rinforzate, mentre la 4×4 Supernova, è più alta da terra rispetto alla progenitrice di quasi 20 mm (per 1468 mm complessivi). Molto importanti poi le modifiche estetiche e di allestimento interno. La linea accoglie tutti gli ammodernamenti delle Supernova (frontale più spiovente, fari posteriori più fascianti, nuovo tappo carburante, targa posteriore posizionata sullo scudo paraurti, di nuovo disegno come quello anteriore, specchietto ridisegnato e posizionato alla base del finestrino, scomparsa del deflettore, passaruota squadrati con accenno di parafango ricavato sulla lamiera) ma la 4×4 è subito riconoscibile per gli ampi fascioni laterali – che si vedranno sulle due ruote motrici top di gamma solo successivamente – riportanti la denominazione del modello in rilievo, verniciata in rosso, posizionata in zona posteriore, per lo specchietto retrovisore destro, per i quattro paraspruzzi, per gli pneumatici maggiorati Winter 145 SR13 (solitamente i Pirelli W160) montati su cerchi della Y10 due ruote motrici, già viste su Panda 4×4 “Serie Speciale” del 1985, qui verniciati argento. Infine per due peculiarità proprie della Super 4×2: il montante centrale verniciato nero opaco e gli indicatori di direzione anteriori bianchi. Sul portellone invece, appare ancora lo stemma a due tondi della Steyr Puch, che rimane la fornitrice per gli organi di trasmissione integrale. All’interni, la 4×4 Supernova replica l’allestimento della Super normale, presentando quindi sedili di nuovo disegno, cassetto portaradio, volante a quattro razze, strumentazione con termometro, pulsantiera sulla plancia rinforzata, fascia per le bocchette dello sbrinamento del parabrezza in plastica, leva del cambio rivestita, tappezzeria in panno Panama beige/marrone (ma a richiesta sono comunque disponibili i rivestimenti in finta pelle nera, per necessità di carichi particolarmente sporchevoli), moquette al pavimento ma, della Super, si distingue per i pannelli porta ridotti alla sola fascia poggia gomito come quella degli allestimenti L/CL, ritenuti più pratici e meno sporchevoli dei pannelli integrali fino a fondo portiera, comunque dotate di tasca portaoggetti anche sul passeggero (assenti su L e CL). Qui, in più rispetto alle due ruote motrici, la spia della trazione posteriore inserita, che trova posto nella strumentazione fra quella rossa delle quattro frecce e quella ambra dello sbrinatore (di serie, insieme al tergilavalunotto e ai vetri posteriori apribili a compasso). Unici optional disponibili il tetto apribile in tela in due sezioni, i vetri atermici, l’orologio analogico “mille righe” (con indicazione dei secondi) per la plancia e la vernice metallizzata. Per la Lineaccessori invece, sono previsti, come le Panda normali, i deflettori antiturbo per i cristalli, la predisposizione per l’autoradio (supporti box e 2 altoparlanti cablati con antenna) mentre un’azienda autonoma, la Safari-Market proporrà particolari come le protezioni per i fanalini posteriori, il bull bar anteriore, i fari di profondità e altri elementi che la Fiat inserirà ufficialmente nei cataloghi per i concessionari. La Panda 4×4 seguirà le modifiche delle due ruote motrici con alcune peculiarità: tra il 1989 e il 1990 si rendono disponibili nuovi interni, in tessuto multicolore rosso/grigio/verde (sempre disponibile la finta pelle nera “Morea”), con moquette azzurra mentre l’allestimento interno si impoverisce perdendo i vetri apribili a compasso (ora disponibili a richiesta) mentre sono disponibili le cinture di sicurezza posteriori. Fra i colori disponibili ora, altre ai classici Rosso Corsa e Bianco (non più però il Corfù, ma il classico 210), l’Azzurro Nautico pastello e l’Azzurro Metallizzato.